È ormai arrivato il turno dei più giovani nella campagna vaccinale, ma le polemiche sembrano non placarsi. Negli ultimi giorni hanno fatto discutere gli open day, indetti per dare un’accelerata importante sulla campagna vaccinale come richiesto dallo stesso Generale Figliuolo, che vede nei mesi di giugno e luglio i mesi decisivi per metterci, definitivamente, alle spalle la pandemia. Alcuni esperti però non sembrano essere sicuri dell’efficacia degli open day. A detta degli stessi, infatti, porterebbero esserci dei rischi di trombosi “più alti del Covid”. Le Regioniinfatti continuano ad immunizzare i più giovani con qualsiasi tipo di siero, senza distinzione: negli eventi vaccinali appositamente dedicati non si utilizzano soltanto gli Rna (Pfizer e Moderna), ma soprattutto quelli a vettore virale (Astrazeneca e Johnson & Johnson, raccomandati dall’Aifa per gli over 60). Una scelta che sta facendo piuttosto discutere nel mondo medico-scientifico.
A fare da eco alle preoccupazioni, l’appello di un gruppo di 24 medici vaccinatori, dichiaratisi contrari alla scelta di aprire ai più giovani le vaccinazioni con gli Open day di AstraZeneca “perché la somministrazione di questo vaccino ai soggetti minori di 40 anni, in particolare di sesso femminile, potrebbe comportare più rischi che benefici, causando anche se raramente complicanze potenzialmente mortali”.
Il Presidente del Cts, Franco Locatelli ammonisce: “Astrazeneca è già preferibilmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l’età e particolarmente favorevole sopra questa soglia. Quello che si è verificato nella sfortunata ragazza di Genova – ha aggiunto Locatelli - impone una riflessione.”
Dubbi che però non spaventano, in linea di massima, i ragazzi, che in questi giorni, Regione per Regione, aspettano il loro turno per la prenotazione dei vaccini, chi in farmacia e chi invece comodamente dal pc di casa. La voglia di una ritrovata normalità e serenità prevale sui dubbi, legittimi, dei sieri di casa Astrazeneca e Johnson&Johnson e, soprattutto, di lavorare e di darsi da fare, per tanti (come giovani camerieri, stagionali, bagnini e istruttori in palestra) che magari hanno dovuto subire uno stop forzato, costretto dall’emergenza legata alla pandemia. Certo, è più che giusto e legittimo che continuino e si intensifichino le analisi e le ricerche sulla migliore dose da somministrare in relazione alla fascia d’età, ma dalle farmacie e dalle code agli hub vaccinali, emerge un forte senso di riappropriarsi di ciò che si è perso: del tempo, degli affetti, delle amicizie, delle passioni, dello svago e del tempo libero, dopo una giornata a concentrarsi, nello studio o al lavoro.