I dati raccolti dall’analisi ISTAT annuale effettuata nel 2019 mostrano che l’indice di vecchiaia del nostro paese, ottenuto facendo un rapporto fra la popolazione over 65 e quella con meno di 15 anni, ammonta al 180%. In sostanza vi sono cinque anziani ogni bambino, e l’età media italiana risulta essere quarantacinque anni, che confrontata con i dati raccolti negli anni passati denota un grosso cambiamento anagrafico. È inoltre giusto porre attenzione su un altro dato: buona parte della popolazione che contribuisce all’abbassamento dell’età media non è di origine italiana bensì straniera. La domanda sorge spontanea, cosa ha causato questo aumento esponenziale dell’età media?
Le cause dell’invecchiamento della popolazione sono essenzialmente due: l’aumento dell’aspettativa di vita e la scarsa natalità. Con l’aumento del benessere e della competenza medica inevitabilmente le prospettive di vita si sono allungate portando gli uomini a vivere molto di più, il punto è che questo evento non è stato controbilanciato da un aumento delle nascite producendo dunque questo squilibrio demografico. Gli effetti dell’epidemia Covid inoltre non hanno avuto ripercussioni su questi dati, nonostante le aspettative le nascite non sono aumentate e il rapporto fra giovani e anziani è rimasto pressoché invariato.
Secondo alcune stime nel 2030 l’Italia potrebbe arrivare ad avere circa cinque milioni di anziani non autosufficienti ed è dunque necessario che lo Stato inizi a pensare a delle forme di assistenza più efficaci e investa cospicue somme di denaro in funzione di ciò. È opportuno però che contemporaneamente, sebbene i numeri demografici spostino l’attenzione del governo su eventuali riforme per gli anziani che nessuno si scordi dei giovani, già molto sacrificati nel nostro paese. Vi è infatti la necessità che parallelamente alla tutela degli anziani il Governo inizi anche a tutelare i giovani che finché vivranno in condizioni precarie, dovute ad un’organizzazione del mondo del lavoro sbagliata e a molto altro, non potranno neanche lontanamente iniziare a pensare di poter concepire figli per dare una nuova vita al nostro Stato.
Una riforma che però è già stata messa in atto concerne la legge di Bilancio del 2021 (art.65) che introduce un premio per le nascite e le adozioni assieme ad un pacchetto di misure per sostenere le famiglie con figli, oltre al bonus bebè. Senz’altro questa riforma è un incentivo per chi sceglie di non fare figli a causa di problemi economici ma non risolve i problemi di chi non partorisce poiché non riesce a conciliare lavoro e famiglia a causa di un’organizzazione dell’orario lavorativo che lo impedisce.
Un altro problema da risolvere causato da questa sproporzione anagrafica è la rappresentanza politica: finché i giovani saranno in netta minoranza sarà difficile che la classe politica li rappresenti e inevitabilmente continuerà a fare gli interessi della maggioranza nonché gli adulti e gli anziani. Ciò comporta che i ragazzi continueranno ad essere sacrificati dal punto di vista scolastico, lavorativo e mortificati a livello sociale, continuando ad essere visti come “diversi” solo perchè diversi dalla maggioranza.
Le nascite sono importanti poiché necessarie per il rinnovamento della popolazione e degli ideali e potenzialità in essa radicati. Il problema della scarsa natalità ci porta dunque non solo a riflettere su come sia possibile risolverla ma anche su che riforme sarebbero necessarie affinché nel nostro paese esista un sistema più equo per i giovani, che sono il suo futuro.