È risaputo che le costituzioni richiedano un periodico aggiornamento, in esse infatti risiede la legge fondamentale che fissa l’organizzazione dello Stato. Con il passare del tempo le società cambiano e le problematiche interne a queste si modificano con loro, ciò rende opportuno che i principi dell’ordinamento giuridico le affianchino e si sviluppino simultaneamente, onde a evitare che una costituzione obsoleta blocchi lo sviluppo o, ancora peggio, non tuteli importanti tematiche emergenti. È di questo che ci troviamo a discutere in questi giorni: una modifica della Carta in merito all’ambiente.
Che la tutela dei fondamenti naturali e biologici sia un tema caldo negli ultimi anni è noto, ma ancora la legge italiana non ha provveduto ad includerlo completamente nel suo raggio di azione e tutela, nonostante le molteplici sollecitazioni da parte di protocolli internazionali, accordi europei e proteste popolari. A fine marzo è stato finalmente presentato un testo che sintetizzava alcune proposte redatte da sette partiti partiti (Fi, Pd, M5S, +Europa, LeU) e che vertevano sulla necessità di modificare gli articoli 9, 41 e 117 della Costituzione al fine di integrarli con indicazioni sulla salvaguardia ambientale. Il testo, frutto dei partiti e di moltissime associazioni ambientaliste è stato approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato, ma, nonostante ciò, ci sono stati dei problemi: la Lega si è pronunciata proponendo moltissime revisioni al testo redatto e approvato.
Sono quasi 250mila i perfezionamenti che la Lega vuole attuare sulla proposta di modifica presentata dai partiti e questo perché il testo è ritenuto troppo generico, rischiando di creare confusione in merito alla sua applicazione. Le loro parole: “serve differenziare con ragionevolezza”. Un’ altra motivazione data a fronte delle loro numerose correzioni sarebbe la necessità che le questioni ambientali fossero di competenza regionale e non statale, come inizialmente indicato.
Per scendere nel dettaglio, un esempio di nota emblematica che Calderoli e la sua equipe hanno chiesto di fare al testo di modifica costituzionale è in merito alla necessità di riformulare in modo più chiaro alcuni passaggi. Ciò in modo tale che l’inserire nella costituzione di frasi quali (art.41) “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali» a cui si vorrebbe aggiungere “e ambientali” non vada a ledere gli interessi degli allevatori, da sempre gruppo di supporto del partito. È bene specificare che sarebbe invece opportuno regolamentare e tutelare le pratiche di allevamento date le inchieste emerse recentemente sugli allevamenti intensivi e sullo stato in cui versano gli animali.
Sono molti altri i punti su cui la Lega ha avuto da ridire in modo minuzioso, fin troppo, palesando quelli che molti hanno pensato essere un tentativo di evidente ostruzionismo, piuttosto che un intento di migliorare il testo delle modifiche. Probabilmente per andare incontro alle loro richieste verranno riformulati alcuni dei cambiamenti che erano stati inizialmente presentati dai partiti, sperando che così vengano fatti cadere gli emendamenti e si possa procedere con la promulgazione degli articoli modificati.
Il processo di modifica costituzionale è particolarmente complesso rispetto a quello delle leggi ordinarie e questa opposizione da parte di un partito non agevola lo snellimento della procedura. Su un tema che sta a cuore a molti, come quello dell’ambiente, e che rende necessario agire con una certa celerità è auspicabile che si riesca a trovare un punto di incontro al più presto, evitando che le minoranze parlamentari impediscano le deliberazioni della maggioranza.